giovedì 16 febbraio 2012

Il Tesorio di Victorio


Aurelio Galleppini aveva quasi 60 anni quando nel 1976 realizzò la sua "Il Tesoro di Victorio" di Tex. Viene da domandarsi del perchè il maestro ebbe ad ispirarsi in maniera così vistosa a questa illustrazione (foto a sinistra). La somiglianza con la copertina del Tex (Gigante n° 192) è difatti davvero impressionante, laddove si pensi che anche i più piccoli particolari saranno ripresi dall'autore di Tex (vedi la scortecciatura delle colonne di legno sullo sfondo). Beh, la risposta sta nel fatto che non c'è stato un solo autore italiano del dopoguerra che non abbia preso dai grandi del fumetto e dell'illustrazione statunitensi, e quindi non c'è da meravigliarsi che la stessa cosa sia accaduta a Galep. Fosteriano e raymondiano "convinto" il Nostro non fece altro che seguire quello che i Toppi, gli Albertarelli, i Molino etc etc... già facevano in ante ed infraguerra e cioè ispirarsi ai modelli dei grandi maestri d'oltreoceano. Non saranno passate inosservate le cover texiane come "La Valle Tragica", pescata da Flash Gordon, "Vigilantes" suggerita dalla locandina di un film con Steve Mc Queen, e nemmeno cover successive a "Il Tesoro di Victorio" come "Trapper!" e "Requiem per una canaglia" riprese rispettivamente da una tempera servita per la cover di un libro di Luis L'amour e da una locandina di un film con Burt lancaster.

Ma del resto l'arte tutta vive continuamente di riferimenti e contaminazioni. Guai se così non fosse.
Questa voglia di comunicare con il passato è riscontrabile anche nel successore di Galep, Claudio Villa, che prende lo spunto da una vecchia locandina cinematografica per il suo Tex a colori n° 600.
Guardare solo avanti è la peggior cosa che si possa fare.










venerdì 10 febbraio 2012

La fine della Banda Fennigan

Il metodo migliore per far capire la bellezza dell'illustrazione e delle storie del primo dopoguerra è 1) avere la competenza per scriverne e 2) avere il materiale."La fine della Banda Fennigan", un raro giornalino dell' International Presse, facente parte di una serie di soli tre numeri editi tra il novembre del 1950 e il gennaio del 1951 (questo è il n.1) denominita "Albi del Piccolo Corsaro", ne è un esempio perfetto! L'albo (foto a sinistra), se non fosse per il rombetto nel quale si evidenzia la collana d'appartenenza, somiglierebbe, per estetica, ad una elegante pubblicazione degli anni ottanta. La mezza tinta e lo stile volutamente grottesco del maestro Stefano Bovara, riconducono, infatti, a quelle pubblicazioni d' autore che per lungo tempo avevano trovato posto nelle edicole, nel decennio '80/'90, al fianco del fumetto serial-popolare, come Tex e Diabolik, che attraversava un momento una forte crisi. Mike Lazy, un fotoreporter di nera appena licenziato e Zeki, un negretto musicista, sono i principali protagonisti della storia, scritta da E. D. Trevisan, la quale si svolge a New Orleans tra colpi di scena e azione nelle suggestive tavole realizzate in B/N dal maestro Bovara.
Purtroppo, ed è facile da immaginare, stiamo parlando di albi rarissimi e dunque le possibilità di gustare questa storia in "originale" sono ridotte al lumicino (chissà se ne è stata fatta una ristampa anastatica). Si, lo diciamo da tempo: altre collane, e singole storie come La fine della Banda Fennigan, meriterebbero una considerazione maggiore, così come gran parte del fumetto ante e dopo guerra, ma forse sarebbe il caso, una volta tanto, di lasciar da parte quotazioni e collezionismo per entrare nel cuore di questi magnifici albi.

Vittorio Al