venerdì 26 novembre 2010

Ticci?!!

Questo è un "Ticci"? Me lo domando perchè lo stile di questo disegno non mi sembra essere quello del disegnatore di Siena! a mio parere, la figura texiana è di Ticci, mentre il resto è di Chiarolla.

giovedì 25 novembre 2010

L'ultima

Tex n. 364 (Febbraio 1991)

Soggetto: G. Bonelli
Disegni: G. Letteri
Copertina: A. Galleppini

Chissà se in redazione si è pensato di ricongiungere il mitico duo Galep & Bonelli per l'ultima dello sceneggiatore milanese. Si poteva anche pensare di farlo dal momento che la storia del Medaglione Spagnolo mostra con evidenza il commiato di GLB dal suo Tex e dai suoi lettori.
Confesso che ai tempi in cui uscì la storia ero "lontano" da Tex: non lo leggevo più! probabilmente neanche mi accorsi che quel 364 portava la firma del mio autore preferito quando in quel febbraio del 1991 feci il consueto gesto di comprarlo e depositarlo nella libreria. Beh, insomma, la crisi degli anni ottanta aveva fatto sfaceli, non ero certo l'unico ad essersi allontanato da Tex e dal mondo delle nuvole di carta, e quando le sorti del fumetto si erano risollevate io ero ormai fuori. Fu forse solo un paio di anni più tardi, con una storia di Nizzi e Ticci, che ripresi la lettura... forse più affascinato da quel mostro di Ticci che dalla comunque ottima storia di Nizzi: Il Medaglione Spagnolo mi era rimasto alle spalle!
Poi la lessi. Ne carpii solo il lato Tex: "ecco come si fa un Tex, sussurrai probabilmente"... ma niente che mi riconducesse al saluto che il Vecchio ci stava facendo.
Non ho più aperto quell'albo, fino a quando un paio di mesi fa non ho ascoltato le considerazioni dell'amico Mauro su quell'ultima di Bonelli.
Che dire? il mio grazie a Mauro per aver ricomposto il personale mosaico emozionale di un texofilo che qualche pezzo per strada lo aveva perduto.

mercoledì 24 novembre 2010

"L'ultimo bivacco", di Mauro Scremin

“Hai la legge alle calcagna?” gli chiede il bandolero. “Forse!” risponde ambiguo il nostro eroe. Forse! Lo sguardo tagliente, i sensi in allerta, la mano pronta a colpire: non c’è dubbio, sarà più vecchio ma Tex è sempre lui, è rimasto quello degli esordi, sempre in bilico tra legge e giustizia, tra luce e ombra. E’ sempre l’inquietante ranger con un passato da fuorilegge mai del tutto sepolto, un passato che affiora prepotente ogniqualvolta occorra recidere con la spada il paralizzante nodo gordiano del rispetto della legalità. “Io non sarò altro che il vento che farà divampare più alte le fiamme”, proclamò a suo tempo il nostro quando, tra Texas City e Galveston, si preparava a sterminare la cricca del Drago (Il sicario). Ma qui siamo nel deserto e non c’è nessuna missione da compiere, piuttosto qualcuno da salvare… Ed è così che doveva finire, proprio lì dove è cominciata: con una squaw che fugge, un medaglione che nasconde un segreto da svelare, un tesoro da scoprire. Fortissima è l’impressione che questa dovesse essere proprio l’ultima avventura, la storia che chiude il cerchio, una fine che ci riporta di nuovo all’inizio. Sì, perché l’ultima volta di Gian Luigi Bonelli, come ogni fedele lettore si è potuto accorgere, assomiglia alla prima. Ma qui Tesah non c’è più, è sparita senza lasciare traccia. Chi lo sa? Forse abita ancora a Saint Thomas presso i Sanderson. “E’ brava gente e ti ospiterà volentieri”, le diceva Tex promettendo che, dopo aver liquidato Coffin, l’avrebbe raggiunta là. Ma ora il nostro eroe ha un amico al suo fianco, quell’amico dal quale mai è stato abbandonato, della cui fedeltà mai ha dubitato, quel Carson che in un lontano passato lo fece fuggire dal carcere di Cleveland regalandogli la possibilità di rialzarsi e risalire la china. “Il tuo caffè - gli dice - è uno dei motivi per cui vale la pena di restare il più a lungo possibile in questa valle di lacrime…”. Mai attestazione di amicizia e affetto è stata così bella. Al calore del bivacco, mentre le tenebre avvolgono il deserto e la pace sembra calare come un manto anche sugli animi più inquieti, in un momento di rara poesia i due amici si abbandonano ad amabili conversazioni. “Vedo che sei pensoso. Un dollaro per le tue idee”, lo incita Carson. La diurna contemplazione dell’antico luogo della battaglia tra conquistadores spagnoli e Apaches induce allora i nostri a riflettere sulla triste fine a cui spesso vanno incontro coloro che si lasciano spingere da ambizione e avidità. Ma anche sull’impossibilità delle due razze, la bianca e la rossa, di comprendersi e sulla grandezza del popolo Apache che afferma disperatamente il suo diritto di esistere nonostante la “civiltà” ne abbia decretato la condanna. Tex l’idealista sa comunque da che parte stare, egli è il giustiziere che ebbe la Visione, il centauro americano in perenne lotta contro il dragone. Ma in quello stesso momento in un altro bivacco si trama ai danni dei due amici. La dolcezza della notte, la mente che corre agli altri pards che, rimasti alla riserva, staranno sicuramente divertendosi nella caccia al puma, tutto sembra distogliere il nostro eroe dal pensiero che una minaccia possa incombere. Ed è Carson, come al solito pessimista e sospettoso ma più concreto, che lo riporta alla realtà. Carson, che questa volta vince la scommessa, sa che non può durare, sa che tutto dovrà ricominciare. E infatti… Ecco! Uno sparo, il sibilare sinistro di un proiettile, la tazza del caffè che vola via. La caccia ricomincia!
Al prossimo bivacco, amigos. Per sempre…



Galep, l'intrepido

N. 102 settimanale 30 dicembre 1947
Albi dell'Intrepido